ACHILLE CASTIGLIONI
quando il design del vuoto diventa funzionale
«Ho sempre desiderato fare l’opposto. Non perché io abbia un temperamento anarchico, ma perché penso che la base fondamentale del design consista proprio nel ripensare l’opposto».
Il genio di Achille Castiglioni ha contribuito in modo inestimabile a ri-pensare il design. La carriera dell’architetto milanese, dai primi progetti con il fratello Pier Giacomo alle esposizioni personali celebrate in tutto il mondo, ha perseguito una precisa missione. Quella di spogliare il design del superfluo, per lasciare che il suo nucleo essenziale si esprimesse attraverso il contatto con il pubblico.

Dal riempimento all’esperienza sensoriale, il design secondo Castiglioni
Reinventare il quotidiano
Il secondo pattern interpretativo di Castiglioni è il suo approccio comunicativo al design. Stimolato nella sua percezione sensoriale, il visitatore viene proiettato in una dimensione spaziale del tutto personale. Attraverso le sue creazioni, Achille Castiglioni punta a «inventare […] uno spazio in relazione al comportamento del visitatore». Ribaltando, di fatto, il ruolo di chi abita la casa, da fruitore passivo a protagonista dei suoi spazi.
L’obiettivo di re-inventare gli oggetti quotidiani in chiave espressiva e funzionale ha accompagnato il creativo fino al suo ultimo progetto. Nel 2002 Castiglioni si cimenta in uno studio sulla scrittura insieme al collega Gianfranco Cavaglià. I due architetti, a partire da una riflessione sul concetto di impugnatura, hanno così ideato un set di matite e penne allo stesso tempo ricercato ed essenziale.
